giovedì 17 settembre 2009

FNSI rinvia la manifestazione dopo l'attentato in Afghanistan. Personalmente la trovo una decisione totalmente sbagliata...

Roma, 17 set. (Adnkronos) -

"Con profondo rispetto verso i caduti, nell'espressione di un'autentica, permanente volonta' di pace quale condizione indispensabile di una informazione libera e plurale capace di rappresentare degnamente i valori della convivenza civile, la Federazione Nazionale della Stampa Italiana, ha deciso, d'intesa con le altre organizzazioni aderenti (Cgil, Acli, Arci, Art. 21, e numerose associazioni sindacali, sociali e culturali), di rinviare ad altra data la manifestazione per la liberta' di stampa programmata a Roma per sabato prossimo. In un momento tragico come questo ci stringiamo attoniti accanto ai nostri morti in Afghanistan".
Lo comunica la Fnsi, in una nota.

Personalmente non sono affatto d'accordo.
Come ha mirabilmente scritto in una mail Anna Picciolini:

Di fronte alla morte di 16 persone a Kabul, che la reazione della FNSI sia l'annullamento (chiamato rinvio) della manifestazione di sabato, mi risulta incomprensibile.

Per me, e penso per tanti/e altri/e la manifestazione non voleva esprimere soltanto una protesta di fronte agli attacchi che alcuni organi di informazione subiscono in questo momento nel nostro paese, né si esauriva nella solidarietà verso chi è sotto attacco.

Era, voleva essere, anche un modo per richiamare al senso di responsabilità una categoria, quella dei giornalisti e delle giornaliste, che spesso non soddisfa il mio diritto di cittadina ad un'informazione esaustiva e libera, perchè non riesce ad esercitare la propria libertà, non solo per impedimenti esterni, ma anche per un atteggiamento diffuso di servilismo rispetto al potere.

Penso a tutti gli articoli che ci hanno raccontato che eravamo, che siamo, in Afganistan per una missione di pace, che ci hanno detto che adesso c'erano libere elezioni, a parte qualche sacca di resistenza talebana, e così via.
E le stesse cose si potrebbero dire per l'Irak e per altri scenari di guerra.

E per tutte le situazioni di conflitto.

Per avere un'informazione esaustiva spesso non basta seguire quello che dicono mezzi di comunicazione che esprimono posizioni diverse.

Spesso, in situazioni di conflitto, opera una sorta di conventio ad escludendum, sopravvissuta alla fine della guerra fredda, per cui tutti ignorano le ragioni di uno dei soggetti in campo, abbracciando in toto le ragioni dell'altro soggetto.
Ma torniamo all'Afganistan: a Kabul, ben prima di oggi, la libertà di informazione è morta, o forse non è mai nata. Le 16 vittime dell'attentato, 10 afgane e 6 italiane, sono vittime anche di questa assenza di libertà di informazione, nel vuoto della quale trionfa la pura propaganda, quella dei fondamentalisti, e quella delle truppe di occupazione.


Questo si poteva dire andando in piazza, questo sarebbe stato un modo forte di manifestare rispetto e lutto per quei morti.

Anna Picciolini

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Condivido, la libertà di stampa serve anche a documentare la guerra silenziosa delle morti sul lavoro. Con tutto il rispetto per soldati morti, ma sono sempre persone consce del rischio e pagate adeguatamente, mentre chi muore per 800 euro al mese non è considerato un eroe ma un misero trafiletto di cronaca.
Prim

il Russo ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Audrey ha detto...

Anche oggi, in questo momento, in cui stanno arrivando le salme dei soldati morti, a Ciampino, continuo a pensarla esattamente allo stesso modo.
ho sentito poco fa alcune parole alla 7 della vedova di Callipari.
ha detto che un paese democraticamente maturo, rispetta il dolore privato dei familiari in momenti come questo, ma ha la capacità di affrontare i nodi politici relativi nelle sedi opportune.
Il problema è che NOn siamo un paese maturo.
Nè nei suoi esponenti politici, nè negli organi di stampa, nè nelle manifestazioni democratiche della pubblica opinione.
Ps mi spiace (e non capisco perchè) hai cancellato il tuo commento, Russo. Cmq il mio commento parte anche dal tuo.

loris ha detto...

Una riflessione a tempo ormai scaduto credo sia necessario farla. Anna Picciolini evidenzia come pur nel dissenso per posizioni servili di parte dei giornalisti, era importante manifestare in quel momento in quanto tutti rischiano l'asservimento al sistema Berlusoni.
La posizione è estremamente responsabile in quanto sottolinea come solo attraverso la partecipazione alla discussione può essere possibile una larga condivisione. posizione ben diversa di chi rinunciava proponendo di boicottare la manifestazione renndendosi di fatto complice della destra. Anche Sansonetti in preda a un delirio affermava di fronte a Berlusconi che il problema non era la libertà di stampa.... Non ho ancora capito chi sono gli extraterrestri.

Irlanda ha detto...

Concordo con la tua analisi

Mario ha detto...

Avete detto tutto. Aggiungo che sono d'accordo anch'io. La manifestazione andava fatta e ora, rinviandola, la si è estremamente depotenziata. L'impressione è che la Federazione nazionale della stampa non abbia ben chiara la gravità della situazione. Certo, si son detti, non possiamo non spendere una parola in difesa di due giornali italiani attaccati dal capo del governo... Ma l'avrebbero indetta questa manifestazione, se Berlusconi non avesse chiesto i danni a Repubblica e Unità? E non è forse il sistema dell'informazione italiana che dev'essere ripensato? A tal proposito, ci si potrebbe chiedere che senso abbia una manifestazione indetta da chi quel sistema rappresenta: certo si sarebbe dovuto paartecipare lo stesso, ma non solo contro il (poco) Cavaliere. Anche contro il sistema di cui fa parte la maggioranza dei mezzi di "informazione" in Italia.
Che dire poi della paura di disonorare la memoria dei nostri «eroi» chiedendo il rispetto della libertà di stampa e d'espressione? Perché i soldati italiani si dovrebbero offendere se rivendichiamo i nostri diritti? Per quale idea di democrazia si sono recati in Afghanistan (la propaganda proprio sulla democrazia insiste)?
Ora la domanda, per me, è che cosa fare il 3 ottobre.

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