Oltre al danno anche la beffa: Patrizia Moretti, madre di Federico Aldrovandi, dovrà rispondere di diffamazione davanti al tribunale di Modena.
I querelanti sono i tre poliziotti condannati in primo grado per l’omicidio del figlio, offesi di essere stati definiti “delinquenti” in un articolo apparso su “La Nuova Ferrara”. Il 12 maggio2010 è stato notificato a casa Aldrovandi un atto giudiziario indirizzato a Patrizia.
L’atto richiedeva alla signora Moretti di comparire il 18 giugno 2010 presso il Tribunale di Modena per rispondere del reato di diffamazione nei confronti di 3 poliziotti. Insieme a lei sono stati citati per lo stesso reato: “la Nuova Ferrara” che ha pubblicato l’articolo, il direttore responsabile dello stesso quotidiano, il giornalista della “Nuova” che ha prodotto l’articolo e l’ANSA che ha ripreso l’articolo stesso.
Nell’articolo pubblicato da “la Nuova Ferrara” il 05 luglio 2008 a pagina 15 nella sezione Cronaca, la madre di Federico Aldrovandi, ucciso il 25 settembre del 2005, aveva rilasciato delle dichiarazioni con le quali intendeva evidenziare come vi fossero delle analogie tra il caso di suo figlio e quello di Riccardo Rasman, morto a Trieste il 27 ottobre 2006 in circostanze mai chiarite fino in fondo. Chiudendo le sue dichiarazioni, la signora apostrofava i poliziotti presunti colpevoli (all’epoca dell’articolo non era stata pronunciata nessuna sentenza di colpevolezza) della morte del figlio come dei “delinquenti”. Immediatamente era partita la querela nei suoi confronti da parte di tre dei quattro poliziotti.
Eccesso colposo e depistaggi
Nel frattempo trascorrono due anni e vengono pronunciate due sentenze. Nella prima, del 6 luglio 2009 , il giudice Francesco Maria Caruso, del tribunale di Ferrara, ha condannato a tre anni e sei mesi i quattro poliziotti accusati di eccesso colposo nell'omicidio colposo di Aldrovandi. Grazie all'indulto varato nel 2006, nessuno dei 4 ha scontato un giorno di carcere. La seconda sentenza è del 5 marzo 2010. Tre poliziotti (nessuno di quelli coinvolti nel primo processo) sono stati condannati nel processo Aldrovandi bis sui presunti depistaggi nelle indagini; un quarto è stato rinviato a giudizio. La decisione sui depistaggi conferma l'ipotesi accusatoria dell'intralcio alle indagini fin dal primo momento. Le due sentenze sono di primo grado e quindi potrebbero essere ribaltate in appello.
Il Pm aveva chiesto l’archiviazione
Il Pubblico Ministero, interessato del procedimento di querela ai danni della signora Moretti, aveva richiesto l’archiviazione, ma i 3, pur essendo stati giudicati colpevoli, hanno voluto avvalersi del rito dell’opposizione. Va notato che la richiesta di opposizione ha in calce una data successiva al 6 luglio 2009 e al 5 marzo 2010.
Patrizia Moretti, in una lunga telefonata avuta con il blog di Beppe Grillo, si dice sconvolta: “Ormai non so più quale sia il limite. Il peggio, purtroppo, è già stato fatto, perché uccidere un ragazzino che se ne torna a casa è una cosa che neanche nelle paure più grandi di una mamma può esserci. Adesso è tutto chiaro, per noi lo era anche allora."
Secondo il vocabolario della lingua italiana delinquente è “chi delinque, chi infrange la legge. Chi manca al proprio dovere”, quindi anche un poliziotto che viene riconosciuto “di eccesso colposo nell'omicidio colposo di Aldrovandi” potrebbe essere considerato un delinquente. Tuttavia, le parole della madre di Federico Aldrovandi erano arrivate nel 2008 quando ancora, fino a prova contraria, per i tre vigeva la presunzione di innocenza. Dopo il 6 luglio 2009, però, anche per la legge i poliziotti intervenuti per arrestare Federico Aldrovandi avevano “infranto la legge”…
Voglio aggiungere solo 2 parole a tutto questo.
Mi vergogno 2 volte di tutto questo: come cittadina italiana e come madre.
Signora Patrizia, abbia compassione di questo paese ormai affogato nella merda.