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La teoria dell’odio e dell’amore, così come il terrore comunista immaginario, sono frutto della stessa strategia di marketing. Si avvale della stessa dinamica delle campagne pubblicitarie, ripetere ossessivamente una affermazione finchè diventi percepita come vera. Tutto è studiato a tavolino, fin nei minimi dettagli.
Se osserviamo bene, il premier che interpreta il ruolo di vittima, costringe i suoi oppositori sulla difensiva. Devono infatti discolparsi dalla vergognosa colpa di odiare una persona, in questo caso lui. E’ un processo infantile ma di tremendo impatto. Le televisioni, con i servi e i servetti, con le parole dette e non dette, con le similitudini tra Craxi che fu condannato ma che oggi è riconosciuto, dagli autori di questa strategia, come una grande persona, fanno da cassa di risonanza. Quest’ultima tecnica comunicativa mira ad ottenere tre effetti.
Berlusconi è oggi oggetto della stessa invidia e cattiveria che colpì quel sant’uomo di Bettino, è il primo messaggio. Il secondo è che se condannano oggi il premier verrà di certo riabilitato perché è uno statista, il più importante degli ultimi 150 anni. L’ultimo è distogliere l’attenzione dalla considerazione realistica che hanno all’estero di noi e di chi ci comanda. L’Italia è oggi una grande televisione.
Non si fa politica, nel senso nobile del termine, ma propaganda con slogan come fosse appunto un grande spettacolo. Si focalizza la scelta tra chi deve essere eliminato, come un grande fratello, tra il povero Silvio e i suoi oppositori che odiano lui ma amano gli immigrati che sono delinquenti. La borghesia, da sempre mai propensa a ridistribuire le ricchezze, gli arrivisti i lobotizzati dalla campagna diffamatoria e coloro che necessitano di sicurezza, per proteggersi dagli immigrati delinquenti si coalizzano intorno alla sua figura. Poiché l’odio non è un sentimento reale e non lega il fronte di che difende i valori di solidarietà, giustizia , di laicità dello stato e dei diritti sanciti dalla costituzione , si assiste ad uno scollamento e ad una dispersione delle opposizioni.
In realtà ad animare il popolo degli antiberlusconiani non è l’odio, non si odia Berlusconi, ma per il suo disprezzo per i valori fondanti di questo paese sta proprio sui coglioni.