domenica 20 marzo 2011

tra ipocrisia e necessità

C'è un equivoco di fondo generatosi nel dibattito tra coloro che concordano sull'intervento armato e coloro che non condividono.

E nasce sulla semplificazione che chi sostiene l'intervento non comprende le mire imperialistiche dell'occidente. Che non riconosce l'inutilità dell'onu, in quanto incapace di far rispettare tutte le risoluzioni, vedi la palestina Che non percepisce l'ipocrisia di figli e fgliastri e la cecità su altri eccedi perpetrati nel silenzio.

Non è così. Chi sostiene necessario seppur dolorosissimo questo intervento lo fa sapendo quanto sopra. La questione libica è complessa, complicata e ha radici antiche. Oltre agli interessi economici, che muovono sempre e comunque tutte le guerre, anche quelle "umanitarie", interessi geoepolitici vi è la necessità dell'occidente di lavare la coscienza per gli affari intrattenuti con il rais.

Ma è anche una manifestazione di popolo contro il tradimento di Gheddafi che una volta al potere ha eliminato fisicamente migliaia di oppositori. E' la lotta contro la tirannia. Gli interessi in gioco sono chiari, ma se sono così lampanti qualcuno crede che le grandi potenze, o l'impero, se ne sarebbe stato a guardare?

So, da testimonianze dirette, che la sollevazione è stata spontanea, non posso negare che a fomentare e sostenere, anche militarmente, la rivolta ci siano le grandi potenze. Un altra cosa però mi preoccupa, e non vi trovo accenni nel dibattito troppo concentrato su onu, usa e guerrafondai europei, ed è la politica israeliana.

Non credo che israele se ne stia buono ed in disparte. Temo che questa manovra possa distogliere tutti dal lavoro sotterraneo dell'intelligence israeliana, che nel silenzio continua la sua opera di distruzione di Gaza. Altro fronte, questo palestinese, che presenta focolai e repressioni con divisioni interne e con Hamas sempre più delegittimato dalla popolazione, quegli stessi giovani che hanno nel resto del mondo arabo avuto il coraggio di lottare per la libertà.

Dobbiamo poi considerare che in ogni caso la geopolitica dell'area è comunque mutata e che il rais, isolato internamente e internazionalmente, non avrebbe vita lunga. La guerra è solo un anticipare i tempi, con la speranza degli interventisti, con minor spargimento di sangue possibile.


Credo nel sogno dei ragazzi arabi, non vanno lasciati soli ne ora ne dopo permettendogli di costruire il loro sogno.

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