Depositati i tre quesiti alla Corte di Cassazione.
Dal 24 aprile si inizia con la raccolta firme per "modificare le norme in materia di servizio idrico""Avete mai pensato di privatizzare vostra madre? Privatizzando l'acqua è come se voi lo faceste".
Non scherza, padre Alex Zanotelli, ma parla seriamente a nome del Forum italiano dei movimenti per l'acqua. Il coordinamento che oggi ha presentato, alla Corte di Cassazione di Roma, tre quesiti referendari.
L'obiettivo è "modificare le attuali norme in materia di servizio idrico" approvate con il decreto Ronchi e, in passato, dal governo Prodi, per governare e gestire le risorse idriche attraverso un soggetto di diritto pubblico, possibilmente a livello territoriale.
I quesiti. A partire dal 24 aprile inizierà la raccolta delle firme. Se si raggiungeranno le 500mila, nella primavera del 2011, scatterà il referendum.
I quesiti. A partire dal 24 aprile inizierà la raccolta delle firme. Se si raggiungeranno le 500mila, nella primavera del 2011, scatterà il referendum.
Ecco i tre punti:
1) abrogare l'art 23 bis che prevede che le società, per poter fornire servizi idrici, si debbano trasformare in aziende miste con capitale privato al 40%;
2) abrogare l'articolo 150 del decreto legislativo 152/2006 che prevede, come unico modo per ottenere l'affidamento di un servizio idrico, la gara e la gestione attraverso società per azioni;
3) abrogare l'articolo 154, nella parte in cui si impone al gestore di ottenere profitti garantiti sulla tariffa, caricando sulla bolletta dei cittadini un 7% in più.
Una specie di "cavallo di Troia", questo, che ha dato il via alla gestione dei servizi idrici da parte dei privati.
La storia. Si tratta di una battaglia politica iniziata nel 2007 con la presentazione di una legge di iniziativa popolare sottoscritta da 400mila cittadini e messa nel cassetto dal governo Prodi.
La storia. Si tratta di una battaglia politica iniziata nel 2007 con la presentazione di una legge di iniziativa popolare sottoscritta da 400mila cittadini e messa nel cassetto dal governo Prodi.
Una richiesta rilanciata poco dopo il 19 novembre 2009, quando alla Camera dei deputati si approvava, con ricorso alla fiducia, il decreto Ronchi che, all'articolo 15, rilanciava il processo di privatizzazione dei servizi pubblici locali, la dismissione della proprietà pubblica e delle relative infrastrutture. Il Forum da oggi ci riprova. "Nonostante la raccolta delle firme, il governo non ha ascoltato". E se la corsa politica è ancora aperta, quella culturale è già stata vinta. "Chi privatizza, oggi, non può più farlo rivendicandolo ma è costretto a smentire se stesso e a mascherarsi dietro la privatizzazione della sola gestione", spiega Marco Bersani, rappresentante del Forum. Dietro ai quesiti referendari c'è qualcosa di più della mera protesta.
I numeri.
I numeri.
Andare avanti è possibile perché i riscontri concreti di quanto nocivo sia privatizzare la gestione dell'acqua ci sono già.
Da quando è cominciata l'escalation qualcosa è peggiorato. Ecco i numeri: il prezzo dell'acqua è salito del 68% a fronte del 22% registrato dal dato sull'inflazione. Gli investimenti privati nel settore idrico sono calati (da 2miliardi a 700mila euro l'anno) mentre l'occupazione nel settore idrico è diminuita del 30% e lo spreco annuo è aumentato di più del 20%.
2 commenti:
tanto per essere chiari l'acqua nella regione campania l'ha privatizzata bassolino
nella provincia di avellino però dove comanda de mita l'acqua è rimasta all'acquedotto dell'alto calore che è pubblico
Caro Anonimo (tanto per cambiare mai che abbiate il coraggio delle vs. opinioni), nessuno difende la sinistra (ammesso che Bassolino possa definirsi di sx) aprioristicamente, a tutti i costi, quando fa cose indifendibili.
A differenza dei sostenitori dello psiconano, per cui ogni nefandezza della dx è giusta a prescindere.
Saluti.
Posta un commento