venerdì 7 gennaio 2011

Un 93enne vende più di 500mila copie chiedendo ai giovani come fanno a non indignarsi nella Francia di oggi… Indignez Vous!

Anche se “di pancia” i francesi non mi sono mai stati molto simpatici, devo ammettere che, facendo lavorare quel po’ di cervello e di raziocinio logico che mi rimane, riescono sempre a conquistare la mia stima.
Non mi piace ammetterlo, ma ricordo sempre che “ i cugini” sono stati capaci di tagliare la testa al loro re, mentre noi, cittadini del Bel Paese, siamo stati, a mala pena e per una manciata di voti, “capaci”solo di mandare  in esilio un re che ci aveva tradito con codardia e viltà (salvo recuperare il nipote e principe ereditario come cantante e show man).
In questa epoca certamente non felice, sia per la Francia che per l’Italia, né dal punto di vista culturale né politico, ancora una volta i nostri cugini transalpini riescono a dare a loro stessi (ma anche a noi) una lezione di educazione civile, forse nel modo che gli riesce culturalmente meglio: attraverso le pagine di un libro.

Con più di 500mila copie vendute nel corso degli ultimi 3 mesi, 
Indignez-vous! (Indignatevi!) 
edito dalla piccola casa editrice Indigene è il best seller transalpino dell’anno.


Ma chi è l’autore di questo piccolo libro (30 pagine, costo 3 Euro) che partendo da una spietata analisi della Francia di oggi (ma solo della Francia?) su alcuni temi scottanti:
il crescente divario tra ricchi e poveri, la necessità di ricreare un sistema dell’informazione autenticamente libero, lo scioccante trattamento riservato dalla Francia di Sarkozy agli immigrati, la questione ambientale,  quella palestinese con l’impunità delle leggi e del diritto internazionale di cui gode Israele, la difesa del sistema del welfare
si chiede come sia possibile NON indignarsi e come sia possibile NON considerare traditi gli ideali della Resistenza ?


E qui viene fuori la vera sorpresa, perché l’autore è Stéphane Hessel, eroe della Resistenza durante l’occupazione nazista della Francia, poeta e diplomatico, nato nel lontano 1917.
Quindi un 93enne, figlio di padre ebreo, che combattè l’invasione nazista, catturato e deportato a Buchenwald e a Dora. Nel 1948 contribuì alla stesura della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, l’apice della creazione di una rinnovata coscienza civile internazionale, dopo le violenze e le miserie della guerra.

Indignez-vous! è una chiamata alle armi per la società francese, a partire dai giovani,  esortati a riscrivere l’oggi partendo dalla propria sacrosanta, indispensabile indignazione verso un Paese, la sua politica, che sulle questioni fondamentali ha smarrito la giusta via  perché ha perso la capacità di indignarsi e di ribellarsi contro l’ingiustizia.
«Il mio è un appello a tutti i cittadini, vecchi e giovani, affinché ognuno si senta pienamente responsabile delle diseguaglianze e di ciò che non funziona nella nostra società.Vorrei che ogni individuo fosse capace di trovare il proprio personale motivo di ribellione pacifica: l’indignazione è preziosa»
 Il libro verrà presto tradotto anche in Italia.

Un altro paese in cui, sopratutto ai giovani, i motivi per indignarsi certamente non mancano. Anzi…
Che alla Gelmini fischino le orecchie?

Fonti:




9 commenti:

Anonimo ha detto...

E' un Gande mi prenoto una buona quantità di copie, da leggere e regalare.
Prim

Audrey ha detto...

Dai commenti che ho raccolto in giro, ci conviene fare una cooperativa d'acquisto :-)
Viene da chiedersi, perchè non accade mai in Italia?

il monticiano ha detto...

Tradotto naturalmente, vorrei tanto avere questo libro.
Se abitassi in Francia - anche a me i cuginetti non è che mi siano molto simpatici - darei corso ad una raccolta di firme per far conferire allo splendido nonnetto la Legion d'Onore - esiste ancora? - e un premio Nobel.
Io è dal 1994 che sono indignato e mi piacerebbe continuare a farlo almeno fino alla cacciata di Berl.

Audrey ha detto...

@ Monticiano, la prima copia che comprerò sarà un regalo per te! Promesso!
Sai che leggendo di Hessel mi sei venuto in mente con il tuo splendido blog? Però tu sei più giovane (lo specifico perché sennò poi mi meni...ahaha).
Scherzi a parte, la tua è una generazione forte lo dimostra insegnandoci ancora tanto.

loris ha detto...

La Francia come hai sottolineato tu è un paese diverso dal nostro e, oltre a tagliare la testa al Re ha pure avuto il leader della Resistenza, De Gaulle, di destra.
Il senso di ciò è che la Francia ha avuto una dirigenza politica con uno spiccato senso dello Stato e che la stessa base, nel bene e nel male era espressione di tale dirigenza condividendone le scelte e le sconfitte come Dien Bien Phu o come la guerra in Algeria.
Non mi stupisce che chi, ha avuto vissuti così qualificanti come la Resistenza, la deportazione e aver collaborato alla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, di fronte alla sciatteria di una dirigenza Sarközy non senta risuonare con imponenza la Marsigliese e faccia appello all’indignazione e all’intelligenza dei francesi.

Mauro B. ha detto...

Io attualmente vivo in francia, be' devo dirti che tutti questi pregiudizi li avevo anche io. Be', mi sono passati.
Devo anche aggiungere che se è vero che loro sono più avanti di noi, ci sono motivazioni storiche a mio parere. Mi spiego.
Prima di arrivare a questa forma democratica avanzata, hanno passato tantissimi eventi di sangue lutti e dolori. La riv franc e la ghigliottina, napoleone ed un terzo dei giovani morti nei campi di battaglia la seconda repubblica e il massacro di Cavaignac, la comune e i suoi 25000 morti...

Anonimo ha detto...

E' un libro che vorrei leggere, ovviamente tradotto e anche nella versione ebook (anche perché mi sto "occupando" di ebook e di epub ultimamente).

Un caro saluto,
Michele

Anonimo ha detto...

Se dovessi scegliere, e forse prima o poi lo farò, tra vivere in Francia o in Italia opterei per la prima. Liberiamo la testa dai pregiudizi, i francesi hanno un altro senso dello stato, hanno rispetto verso gli altri. Poi hanno anche grandi contraddizioni, ma per loro non pagare le imposte è fuori da ogni logica, e questo è un grande senso civile non fine a se stesso.
Abbiamo indubbiamente più motivi noi di indignarci.
Prim

Audrey ha detto...

La Francia è uno Stato unitario dai tempi dell'Impero Carolingio, il senso dello Stato (che spesso, non dimentichiamolo, va a sfociare in sciovinismo) è forte. La "Res Pubblica" non è un concetto astratto come qui da noi.
Quando Napoleone decise che, passato il tempo delle conquiste, era ora di organizzare la Francia,rendendola un modello da imitare, iniziò proprio dalla Pubblica Amministrazione, dalla Scuola, dal sistema amministrativo.
Ed anche dopo la sua caduta, questo impianto è rimasto come struttura portante dello Stato.
Questo senso dello Stato che sinceramente qui non vedo.
Forse dopo la Liberazione c'è stato un breve periodo di convinzione in un reale cambiamento.
Ma temo che questo sia stato ampiamente tradito.

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