lunedì 10 novembre 2008

Dati ISTAT: produzione industriale al minimo dal 1998. Queste sono le cose di cui Berlusconi non parla mai...


Parliamo di dati reali e concreti.
Cioè di "quelle strane cose" di cui il governo Berlusconi non parla mai.

La produzione industriale italiana è diminuita a settembre 2008 dello 0,4% rispetto al settembre 2007 e del 2,1% rispetto all'agosto 2008.

Lo comunica l'Istat, precisando che l'indice della produzione corretto per giorni lavorativi ha registrato un calo tendenziale del 5,7% (settembre ha avuto 22 giorni lavorativi contro i 20 del settembre 2007).

Il calo congiunturale è il maggiore dal dicembre 1998.

L'indice della produzione industriale corretto per i giorni lavorativi ha segnato variazioni negative per:
i beni strumentali (-8,2%)
i beni intermedi (-6,4%) e
i beni di consumo (-5,7%, con un -5,6% per i beni non durevoli e un -5,2% per i beni durevoli).

Le diminuzioni tendenziali più marcate hanno riguardato i settori:
delle pelli e calzature (-19,3%)
del legno e prodotti in legno (-13,2%)
dei mezzi di trasporto (-12,8%)
degli apparecchi elettrici e di precisione (-9,7%).

Particolarmente critici appaiono i dati inerenti la produzione industriale di autoveicoli:
a settembre ha registrato una flessione del 26,3% rispetto a settembre 2007.
http://www.ansa.it/opencms/export/site/visualizza_fdg.html_816027655.html

http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Economia%20e%20Lavoro/2008/11/produzione-industriale-settembre.shtml?uuid=d65ea26c-af0f-11dd-a99d-3627287c4046&DocRulesView=Libero

Non c'è più tempo per le buffonate, le battute e le gag.
Nè per le finte riforme il cui unico scopo è distogliere l'attenzione da i veri problemi che stanno facendo sprofondare il paese in un baratro.
Sinceramente? Non ho speranze.

16 commenti:

Anonimo ha detto...

eccola la solita comunista che denigra. Secondo i sondaggi la produzione è cresciuta del 10% i consumi in genere del 8,3% e il 90% degli italiani dice che il governo ha dato fiducia, la dimostrazione sono le elezioni del trentino dove FI ha ottenuto (sempre secondo i sondaggi) la maggioranza assoluta.

Commissionare dei sondaggi prima di parlare ;-)


DOPO AVERLI LETTI SONO FIDUCIOSO
PRIM

rossaura ha detto...

Ma insomma se non riuscite a produrre pane, almeno fateci delle buone brioche.

Tutti comunisti, non vogliono comperare.... come si fa a governare un popolo così bue.

Anonimo ha detto...

I dati sulla produzione e sui consumi ora si fanno sui sondaggi??? CAVOLO ???
Se intervistano me dico che mi son comprato 150 ville in sardegna 200 ferrari 1.00.000 di Punto ed abbiamo risolto il problema

Audrey ha detto...

@ Anonimo
Questi sono dati ufficiali ISTAT non sondaggi.
Purtroppo.
Come già detto il tempo delle gag e degli sketch da intrattenitore da nave da crociera è finito.
Questa è crisi vera, tradotto: gente a casa, in CIG, consumi dimezzati.
Mutui non pagati. rate non pagate.
Pignoramenti.

Anonimo ha detto...

devo stare attento ad ironizzare c'è sempre qualcuno che ti prende sul serio

prim

Anonimo ha detto...

Il fatto è che la recessione è mondiale, la differenza però è che all'estero questi dati te li sbattono in faccia senza pietà ed il governo non si sogna neppure di negarli. Qui in Irlanda la coalizione di governo vacilla ormai pericolosamente da un mese a causa di una crisi di cui, nel bene e nel male e per forsa di cose, ha dovuto prendersi le conseguenze e le responsabilità.
McNano non sa governare, Audrey, è inutile girarci attorno. Se voleva continuare a fare cabaret, doveva starsene a lavorare sulle navi da crociera...

E, prima che mi dimentichi.. ma che bel badge! Posso copiarmelo sul mio blog? :D

franco ha detto...

sinceramente? ho ben poche speranze anch'io. Credo che siamo solo all'inizio della fase recessiva. Già molte aziende hanno chiuso i battenti. Molte altre li chiuderanno nei mesi a venire. Le difficoltà economiche in cui ci dibattiamo aumenteranno e il debito pubblico enorme che abbiamo accumulato (lascito del famigerato CAF; Craxi-Andreotti-Forlani) farà da freno a politiche espansive. Disoccupazione crescente, diminuzione delle risorse familiari complessive, aumento dell'indebitamento, difficoltà ad onorare i mutui e i prestiti sarà lo scenario prossimo venturo e già oggi lo è. Basta vedere l'aumento già avvenuto delle famiglie cosiddette povere. Dato che temo si aggraverà.
Tempi bui ci aspettano, molto bui. Temo che assisteremo anche un calo pronunciato delle quotazioni del settore immobiliare che per certi versi si è già annunciato ma che proseguirà e temo si aggraverà. Non arriveremo alla situazione del settore negli USA, il sistema bancario italiano non ha adottato il sistema dei mutui subprime ma credo che molte famiglie andranno in estrema difficoltà e molte abitazioni andranno all'asta per insolvenza.

Questo è lo scenario. Vero, Reale.

Quanto tempo ci vorrà per uscire da esso? Qui sta il difficile da prevedere. Non lo so, semplicemente, ma credo ci vorrà del tempo. La china discendente ha da essere percorsa tutta con crolli e tracolli. Alla fine di questo processo ci saranno le condizioni per iniziare una ricostruzione. Per re-iniziare una nuova fase economica, espansiva. Non credo che prima ci siano le condizioni. Non l'Italia che non ha le condizioni oggettive per impostare una politica espansiva, ma nemmeno le altre economie sono nelle condizioni per far questo. Obama non a caso viene avversato per il suo progetto economico di sviluppo interno, per una sua chiusura "protezionistica" per ridare fiato all'economia americana. La Cina in questi giorni ha stanziato cifre enormi per lo sviluppo infrastrutturale interno, non per uno sviluppo economico aperto alle altre economie.
Dunque non gli USA, non la Cina e l'Europa? Qui sta il dilemma vero. Per adesso mi pare a rimorchio delle decisioni altrui. Non vedo un progetto, ne cosa ancor peggiore una riflessione profonda, un abbozzo di progetto alternativo allo status quo. L'Italia è quella che è e ben poca voce in capitolo ha, ma la Germania, la Francia, per certi aspetti la Gran Bretagna avrebbero il dovere di lanciare un'ipotesi di sviluppo che riguardi l'Europa. Che sviluppo, quale tipo di sviluppo si possa prospettare per portare l'intera Europa fuori dalle secche della recessione e che coinvolga l'intera Europa a 27 ed anche - a mio modesto parere - tutto il bacino del Mediterraneo, compreso i paesi africani che si affacciano su di esso. Creare uno sviluppo delle infrastrutture, creare uno sviluppo per il futuro stesso, per l'energia rinnovabile. Creare oggi uno scenario di sviluppo sostenibile dal pianeta per il futuro.
Se dalle "tragedie"
economiche attuali nascessero nuove idee, progetti futuri, sviluppo in quel senso potremmo dare nuove speranze, un senso a tutto questo.
Che dire? Mi auguro veramente che ci sia qualcuno - un leader - che abbia la capacità di vedere, di prevedere, di prefigurare uno sviluppo futuro diverso. Qualcuno che abbia la capacità di tramutare un sogno in un progetto reale, fattibile. Un progetto che potrebbe far traghettare l'Europa verso un futuro diverso creando e ricreando condizioni economiche espansive.
Un progetto nuovo, alternativo che potrebbe far recuperare all’Europa una leadership a livello mondiale. Un nuovo modello di sviluppo.
Credo sarebbe un'opportunità unica.
Per adesso non vedo nessun leader dei paesi europei che abbia una tale visione, né il progetto né tantomeno il sogno. Questa mi sembra l'altrettanto vera tragedia.
Spero sinceramente di sbagliarmi.

Audrey ha detto...

@ Martina
Infatti il punto saliente è esattamente quello che hai centrato.
Davanti ad un crisi mondiale come questa, i Governi delle principali nazioni della terra stanno rendendo conto ai propri elettori. I repubblicani hanno pagato in questo senso duramente, perfino in Cina ieri il govenro centrale ha annunciato ingenti provvedimenti di finanziamento in infrastrutture. Sottolineando la necessità di supportare l'economia reale del paese.
Qui? NESSUNO parla e discute di dati reali, si invoca lo stato di crisi solo quando si devono fare tagli a qualche settore (ma non a quelli degli amici).
Brutta, anzi bruttissima situazione.
Ps Il badge lo trovi sul sito di Raccolta Indifferenziata. Ci sono diverse opzioni..as you like! :-)

Audrey ha detto...

@ Franco
siamo un paese produttore di servizi, di beni non durevoli, di produzioni di nicchia, per elite.

Ma soprattutto siamo un paese che non ha una rete di infrastrutture adeguate a supporto del sistema produttivo, siamo un paese in cui le imprese sono sottocapitalizzate, perchè i proprietari non investono, preferendo affidarsi alle linee di credito bancarie, per poi piangere e disperarsi contro gli istituti dicredito "cattivi" quando le cose vanno male.
Non investiamo in ricerca applicata. produciamo pochissimi brevetti, i ns ricercatori ottengono ottimi risultati..ma all'estero a favore di università e imprese straniere.
Avevamo il fiato corto già da tempo, ed oggi siamo in apnea.
Politicamente non rappresentiamo nulla, non abbiamo il minimo peso.
Veniamo chiamati in causa unicamente quando necessitano truppe in finte azioni di pace (Kossovo, Afghanistan, Iraq, Libano, Somalia).
Anche se l'Europa riuscisse nel miracolo( cosa di cui dubito assai) di darsi finalmente una strategia politica ed economica univoca e di peso, dubito ancora di più che l'Italia ne sarebbe una dei protagonisti.
Ormai nel film mondiale siamo relegati a ruolo di comprimario, anzi, sai quei caratteristi che facevano tanto ridere? che ne so..Tina Pica? :-)

Anonimo ha detto...

Seriamente, condivido l'analisi di Franco dico solo che le crisi generano sempre opportunità. Il problema è coglierle. Oggi non siamo in cndizioni di quantificare ne qualificare questa crisi proprio per mancanza progetturale. E' vero che bisogna attraversare tutta la china della recessione, ma la durata di questa varia a seconda delle scelte operate e può variare di molto. Le opportunità di questa crisi in particolare, che io insisto a vedere strutturale, è la necessità di rivedere le regole, e riscriverle più equamente e con controlli severi. Dobbiamo smetterla di pensare che chiunque vuole può improvvisarsi imprenditore, che non è etico il comportamento delle banche quando smetono di perseguire il core business e si inventano finanziarie con il solo intento di gonfiare i bilanci e gli utili. Anche perchè se basati su carta dal valore fortemente aleatorio, prima o poi mostrano tutta la loro fragilità.

Condivido anche sul piano politico l'esigenza dell'europa di avere un ruolo attivo nel mondo e queste chiusure delle economie sono salutari: primo l'europa dovrà necessariamente cavarsela da sola, e secondo la globalizzazione senza regole non può durare e deve essere creato un modello di sviluppo più armonico, magari meno trainante ma più equo e solidale.

Uno degli errori, a mio avviso, è stata la politica antinflazionistica della BCE con l'innalzamento dei tassi di interesse, che se da un lato ha tendenzialmente frenato l'inflazione ha generato una carenza di liquidità al sistema tale da accellerare la recesione. Compito dei singoli governi è monitorare l'aumento dei prezzi ed evitare speculazioni. Serve liquidità e sostegno alle famiglie.

Si dice che i soldi si devono prendere ai poveri, ce ne sono pochi ma sono in molti, si deve capire che una volta munto tutto il latte si può anche far morire la mucca. Equa redistribuzzione del reddito, aumento dei salari e del potere di acquisto, politiche sociali sulla casa, la famiglia, l'assistenza, la scuola.

Manca un leader e un sogno, prorpio come dice Franco. Ma un sogno non le favole, raccontate dai lupi pronti a sbranarci.

Mettiamo in conto che, con tensioni più o meno pesanti, la crisi durerà anni.

Sperando di avere sbagliato l'ultima previsione vi saluto tutti.

Prim

Anonimo ha detto...

@ Franco: sono d'accordo in linea di massima con la tua analisi, ma dubito fortemente che Francia, Germania e Gran Bretagna possano risollevare le sorti dell'Europa. Non so in Francia e Germania, ma in Gran Bretagna la situazione è nera, hanno anche lì il loro bel subprime, molti si stanno ritrovando senzatetto e si stringe la cinghia gridando si salvi chi può.
L'Europa toccherà il fondo e *probabilmente* si risolleverà imparando dai suoi errori. Il problema è: gravi crisi economiche portano sempre appresso gravi crisi sociali. In un paese in denial come l'Italia in questo momento, meglio allacciare le cinture di sicurezza e prepararsi all'urto... :(

@Audrey: vado subito in quel sito a scegliermi un badge! Come resistere? :D

Audrey ha detto...

Sembra concordiamo che la crisi non sarà affatto nè breve nè lieve.
Il punto è capire cosa cambierà EFFETTIVAMENTE nel suo corso e di conseguenza.
Soprattutto dal punto di vista sociale e politico.

La crisi degli anni '20,post I° guerra mondiale,portò la Repubblica di Weimar con il suo regime inflazionistico stellare che sfociò politicamente nel nazismo, in Italia la repressione al cosiddetto biennio rosso post bellico si concretizzò nella marcia su roma.

Le crisi economiche forte e destabilizzanti hanno SEMPRE una ripercussione politica.

ovviamente NOn siamo più negli anni '20 del secolo scorso,ma i pericoli della ricerca di un facile autoritarismo come risposta banale ed immediata alla crisi, non mancano.
E questo mi mette paura. Sinceramente.

franco ha detto...

Leggendo tutti i vostri ultimi commenti al mio direi che ci troviamo d'accordo. Abbiamo una stessa visione d'insieme. Le singole sfumature diverse non inficiano assolutamente quella visione.

C'è una cosa inoltre che ci accomuna, che è emersa dai vostri interventi e che mi fa riflettere:
- "la crisi durerà anni"
- "gravi crisi economiche portano sempre appresso gravi crisi sociali."
- "Le crisi economiche forti e destabilizzanti hanno SEMPRE una ripercussione politica...(con)pericoli ... di un facile autoritarismo come risposta banale ed immediata alla crisi.

Concordo assolutamente con tutti voi. Questi sono i rischi di questa fase storico-politico-economica.

Il mio argomentare conviviale intorno al caminetto virtuale attorno a cui siamo mi porta a riproporre quell'abbozzo di idea del "sogno", sogno come motore del cambiamento. Sogno di un nuovo modello di sviluppo. Sogno di uno sviluppo sostenibile. Sogno di nuovi rapporti fra gli stati. Sogno di una società i cui valori di riferimento trasmutino dal concetto stesso di ricchezza, dal concetto di PIL.
Sogno non più in negativo, nel senso di negazione di un esistente dato, ma positivo nel senso di proposizione alternativa non per governare l'esistente ma per creare il nuovo.

A mio modesto parere questa è una fase cruciale, nel senso che adesso c'è un'opportunità di cambiamento. A livello globale.

I rischi giustamente paventati e giustamente ricordati della storia, dalla repubblica di Weimar alla marcia su Roma, nacquero in singoli paesi a causa di guerre perse o vinte militarmente ma ugualmente perse in senso sociale ed ebbero dopo ripercussioni a livello globale. Qui sta la differenza con la situazione attuale.
Allora si passò dalla crisi di singoli paesi ad una crisi globale, oggi la crisi è globale ed avrà ripercussioni sui singoli paesi.
E' indubbio che nei singoli paesi ci possano essere quei rischi paventati e che tutti ci preoccupano. Penso che dovremmo stare molto attenti a questa possibile evoluzione della crisi ma penso anche come sublimare questo rischio. Per questo penso che dovremmo, la società stessa dovrebbe fare un salto di qualità, dalla critica spicciola al pensare in grande, a ritornare a sognare. Un sogno collettivo. Il motore del cambiamento.

Per adesso, come ho già detto, non vedo nessun leader, nè di partito nè di stato, capace di portare avanti questo. Ho un'unica speranza. Che il mondo della scuola, dell'università sia capace di risvegliare la società, le forze più giovani della società siano capaci di dettare una nuova agenda politica. In tutto il mondo.
Forse manca il detonatore, forse se da una università cominciassero ad emergere nuove idee guida, nuove proposte, forse se ci fosse quel cambio di passo, quel salto di qualità forse potremmo assistere a qualcosa di inimmaginabile per adesso.

Probabilmente sono solo le speranze e le elucubrazioni di un vecchio sessantottino legato ai ricordi. Scusatemi se vi ho tediato ma lasciatemi la possibilità di volare alto, lasciatemi la speranza di vedere volare tanti, essere in tanti a volare.

Anonimo ha detto...

@Franco


mi auguro il tuo sogno si possa avverare. Quanto ai rischi di autoritarismo non sono così spaventato, siamo in europa e bene o male ci dobbiamo confrintare con gli altri paesi membri. E poi se non vedi leader non vedo nemmeno figure carismatiche.

Che ruolo avrà la sinistra nel disagio sociale? questo è già più problematico
ciao

Audrey ha detto...

Io credo che l'effetto principale, dal punto di vista sociologico, di questa crisi sarà la proletarizzazione della borghesia medio/piccola.
E questo è un problema non piccolo da affronatere, soprattutto a fronte di popolazioni sempre più anziane, in Italia soprattutto.
Dite di non vedere leader carismatici..conocrdo, ma noi siamo proprio la dimostrazione che ormai l'opinione pubblica non si carpisce con personalità carismatiche, ma con un uso strumentale dei mass media.
La sinistra...
1) quale sinistra? Quella socialdemocratica o quella radicale?
2) Obiettivamente è complicato OGGI parlare di dx e di sx canonicamente, soprattutto rispetto ai temi economici.
Vogliamo negare che la dx oggi al governo in Italia sta mettendo in atto una serie di manovre ed azioni di natura economica degne della migliore tradizione statalista.
Alla faccia di ogni teoria economica di stampo liberista.

Anonimo ha detto...

@Audrey

noi siamo una anomalia ma dobbiamo ragionare nel complesso ed inseriti in europa. E' vero che i mass media condizionano e determinano le masse, ma l'informazione in europa è libera.

Quale sinistra?
la sinistra radicale è relegata e non esprime oggi la rappresentatività del malessere. Due strade può prendere, la prima è capire e trasormare il disagio sociale in presa di coscienza e movimento riformistadi rottura. La seconda è quella di alcune ipotetiche frange isolate che riconsiderino la lotta armata. Non escluderei del tutto la seconda anche se rappresenterebbe un dramma nel dramma.

C'è una concentrazione al centro sia di dx come di sx. Si snaturano così i confini tra le politiche tipiche liberiste e quelle socialdemocratiche.

Non sottovaluterei il voto leghista, soprattutto nelle aree operaie che vedo come un voto di rabbia, da una parte la delusione di una sinistra più orientata al potere e meno alle masse, e dall altra nessun riferimento costruttivo di un progetto politico sociale. Il voto diviene un momento di sfogo e istintuale contro tutto e tutti.
Questa deriva deve essere arginata. Non sono voti che il pd recupera con la sua politica di opposizione morbida e con un disegno politico simile alla destra. Bisogna recuperare una visione politica più ampia e un "sogno" nuovo in cui riporre le speranze di creare un mondo con valori diversi e condivisibili.

Prim

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